Wish You Were Here - Parte Prima
WISH YOU WERE HERE Dopo l' enorme e inaspettato successo ottenuto con l' lp "The Dark Side Of The Moon", il 15 settembre 1975 venne pubblicato l' album "Wish You Were Here" che occupò le prime posizioni nelle classifiche inglesi e americane. Le session di registrazione si protrassero per nove mesi, intervallate da massacranti tour negli Stati Uniti, e da problemi personali e creativi che colpirono i singoli elementi della formazione. Costruire un album che seguisse "Dark Side" era un lavoro problematico e alla fine l' opera precedente, oltre che essere un assillo, divenne una sorta di guida da seguire. Tra le righe e le note di questo lavoro, c'è anche un tentativo di tornare alle prime cose, o meglio, ai primitivi spiriti. Personalmente giudico questo lp un buon lavoro, piacevole e lineare, però lo considero diverso dalle proposte fatte dai Pink Floyd di un tempo, neanche troppo lontano. Sul finire degli anni '70, con l' esplosione della bomba Pink Floyd, è da sottolineare il mutato atteggiamento del gruppo nei confronti dell' avanguardia sperimentale, del culto della pazzia e della distruzione del suono. Quest' opera è, idealmente, dedicata a Syd Barrett, la cui assenza da luogo ad una costruzione di brani meno contorti e cerebrali, più immediati e privi della forza furiosa delle prime proposte. L' lp è, quasi totalmente, occupato dalla suite "Shine On You Crazy Dimond", la cui atmosfera crea situazioni di completo relax. Tra le due parti che compongono la suite sono racchiuse canzoni come la sconcertante "Welcome To The Machine", la rockeggiante "Have A Cigar" (cantata da Roy Harper, amico di Gilmour) e la nostalgica e famosa "Wish You Were Here". L' immagine complessiva che crea questo lp è la presenza di Syd Barrett nell'organico mentale dei Pink Floyd che, ironia della sorte, si presentò volontariamente negli studi di Abbey Road durante il mixaggio finale del disco, completamente trasformato e irriconoscibile anche a Waters e compagni. Luciano Cassulo |