Coccodrillo per Barrett

La morte è la migliore consigliera, recita Carlos Castaneda per bocca dello stregone Don Juan. Eppure chi se ne cura? Io stesso, lo ammetto, raramente le concedo un pensiero. Come fosse materia competente solo ad altri. E mai, proprio mai, mi ha sfiorato l’idea dell’eventualità che un giorno toccasse anche a lui. Gli eroi son tutti giovani e belli, cantava Francesco Guccini. Giovani, belli e immortali aggiungo io. Dite: se un viandante vi fermasse all’improvviso, inchiodandovi con lo sguardo e con una mano piantata sulla vostra spalla esclamasse: "Syd Barrett!", quale immagine scoprireste di avere tatuata sul cervello? Quella dell’uomo ordinario e un po’ avanti con gli anni, apparentemente assorto in ordinari pensieri, in ordinarie faccende affaccendato? O forse quella del folletto scapigliato, bello come il Sole, Signore dell’Astronomia alle porte dell’alba, pittore di insetti ritratto da Vic Singh e Mick Rock? Non ditelo. Conosco la risposta.
Ed è così che mentre la nostra benedetta, mai sopita, adolescenza ancora si gingillava con l’erotica fantasticheria dell’improbabile ritorno di Syd il Messia, ci ritroviamo col traumatico ingombro del cadavere di Roger Keith il Malato.
La sua seconda morte; mentre già s’avanzano quelle future annunciate da squilli di tromba di chi scopre di avere – forse – ancora qualche cosa nel cassetto e chi favoleggia di innumerevoli schegge disseminate nei giardini magnetici degli archivi EMI. Per tacere dello scempio in atto ad opera degli stessi famigliari. La ragione è scritta sui rovi, ma i rovi hanno spine. Meglio bruciarli, disperderli al vento con certificato di autenticità allegato. Addio signor Barrett. Avremmo voluto che tu fossi qui. Per mettere in chiaro che in realtà qui non c’eri. Ci vediamo su ebay.

The Vegetable Man Project
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Dario Antonetti