Remember Richard Wright

La vita, a volte, ci riserva sorprese amare e crudeli d’ogni tipo, ma quelle peggiori sono sicuramente la perdita di una persona cara, che sia un parente o un amico.
Richard Wright era per me e per molti altri fan, come un amico, i suoi brani mi hanno accompagnato nei momenti più significativi della vita: sono stati la mia colonna sonora.
Rick era un abile tessitore di suoni, lavorava spesso nell’ombra, immerso tra le sue tastiere, lasciando ad altri le luci della ribalta e a volte, anzi troppo spesso, anche i meriti e le lodi che gli spettavano di diritto.
Il suo tocco vellutato rispecchiava la sua indole, il suo modo d’essere: silenzioso, discreto e garbato, come il suono avvolgente che riusciva a far scaturire dai suoi sintetizzatori. Un suono che fluttuava nell’aria in mille onde sonore, come un’aurora boreale, riuscendo a far correre la nostra immaginazione oltre ogni limite, al di là delle nuvole, dirigendosi in un luogo incantato proprio come un grande concerto nel cielo.
Era un grande musicista, anche se semplice e modesto come solo qualcuno sa esserlo: creò un suono tutto suo che diventò marchio di fabbrica e in seguito da molti definito “stile Pink Floyd”.
Quando le sue dita scorrevano sulla tastiera dell’Hammond o accarezzavano dolcemente i tasti d’avorio di un pianoforte, ci regalava emozioni uniche e iniziava la magia.
Troppo pochi i pezzi cantati da lui, spesso relegato ai cori, un vero peccato…la sua voce avrebbe sicuramente reso qualche brano più caldo e intenso.
E’ molto triste sentir dire “addio Pink Floyd”, ma allo stesso tempo credo sia una grande manifestazione di stima e riconoscimento verso chi, più di chiunque, abbia realmente lavorato per il gruppo e non per se stesso.
Addio grande e umile maestro, ti ricorderemo con grande affetto e nostalgia.

Fabrizio Taricco