Milano 04/04/2011, Va In Scena L’Opera The Wall Live

Dopo quasi un anno di attesa eccomi arrivato al grande evento di questo 2011, e se permettete di questo nuovo secolo.
Parlare di questa serata è davvero un grande impegno per me perché vengono toccati sentimenti molto personali, ma mettendo da parte i miei personali sentimentalismi, voglio ricordare due grandi compagni di viaggio con cui ho condiviso questa splendida serata, Luigi e Mirco, grazie ancora per la serata e per la vostra immensa amicizia e, anche se non presente fisicamente ma sempre presente nel mio cuore, la carissima amica Giulia. Ma entriamo in quello che dovrebbe essere il mio commento su questo spropositato spettacolo.
Iniziamo con il parlare della qualità dell’audio che è davvero eccezionale, mi sono sentito parte integrante del suono, avvolto, coccolato e strapazzato al punto tale che non potevi a fare a meno di tendere le orecchie ed ascoltare i più piccoli effetti provenienti dalle svariate casse dislocate per tutta l’area del palasport. La grandiosa scenografia catturava gli occhi dei presenti con bellissime immagini e accesi colori che ubriacando gli occhi. Pupazzi giganti, uno Stuka che scompariva dietro le quinte, e un maiale (o meglio dire un cinghiale) pacifista che volteggiava sul pubblico a coronare la maestosità di questo show. Questa opera rock è stata rimessa in piedi dopo tantissimi anni mantenendo il suo vecchio fascino ma vestendo attualissimi argomenti. La pace, il NO alla guerra predicato senza assumere nessuna posizione politica, perché come tutti ben sappiamo la pace non ha nessun colore e non si può associare a nessuna corrente o filosofia politica. La teatralità di questo spettacolo la si può assaporare anche in alcune canzoni che vengono cantate quasi come se fossero recitate in qualche opera di Bertolt Brecht , particolare che forse negli show degli anni 80 e nel “Live a Berlino” del 1989 non era apparso.
Roger Waters, mi sembrava molto più ben predisposto a stare con il pubblico, invecchiando probabilmente ha curato i suoi problemi caratteriali e con la platea, addirittura parlando con qualche piccola frase in italiano. E alla fine della esibizione ha ringraziato davvero compiaciuto e commosso, forse perché come lui disse in qualche sua intervista, è la sua ultima tournee. <>E se questo è il suo addio alle scene della sua lunga carriera, iniziata con i Pink Floyd e ultimata come solista, debbo dire che ha saputo congedarsi in maniera regale e spettacolare lasciando in noi tutti un bellissimo ricordo che non si dissolverà in nessun “steel breeze”.
La lunghissima attesa è stata davvero ripagata! La mia commozione è stata davvero grande, pensate che mi sono ritrovato talmente immerso, sovrastato e partecipe a questo concerto che mi è scappata persino la voglia di fare delle foto, questo per non distrarmi e catturare il più possibile di quello che i miei occhi assistevano e trasmettevano al cervello per essere per sempre tatuato nella mia memoria.
Ma una piccola critica mi sento in dovere di muoverla. Questa mia riflessione è nata leggendo il quotidiano “La Stampa” di domenica 03 aprile dove si faceva notare la grande assenza di Gilmour. Anche se i tre chitarristi sono davvero notevoli, non hanno saputo trasmettere quella spiritualità che solo David sa donarci quando inforca la sua Stratocaster e diventa un tutt’uno e ci accarezza l’animo e ci fa sognare ad occhi aperti. E che altro dire… attendo il 6 luglio per un altro viaggio attraverso il muro.

Luciano Cassulo